Salute

Displasia della rotula nel barboncino nano e toy

La displasia della rotula, anche nota come lussazione della rotula, è una patologia ortopedica che può presentarsi nel barboncino nano e toy con maggiore probabilità rispetto a quello di taglia media e grande.

Nella lussazione della rotula si riscontra una dislocazione di questo osso, conosciuto anche come patella, dalla sua originale collocazione, cioè all’interno dell’articolazione del ginocchio; ciò determina nel cane un forte fastidio e una conseguente difficoltà nella deambulazione, che appare insolita.

Un cane con la rotula lussata, infatti, potrebbe saltellare in maniera strana, non portando a termine i singoli passi, e in alcuni casi potrebbe essere costretto a servirsi solo di tre zampe per camminare.

La gravità della condizione è variabile, in quanto nelle forme più lievi non si ha un sostanziale peggioramento della qualità di vita dell’animale, mentre in quelle più serie sarà indispensabile optare per un trattamento chirurgico che possa consentirgli nuovamente di avere un’esistenza il più normale possibile.

La displasia della rotula: di che si tratta e come si manifesta?

La displasia della rotula può colpire molte razze di cani di qualsiasi età e taglia ed è considerata una delle cause più frequenti di zoppia nell’animale.

Tende, però, a manifestarsi con maggiore incidenza soprattutto nei cani di taglia più piccola e di sesso femminile, sebbene le cause di questa patologia non siano del tutto note.

Si è ipotizzato che l’obesità e i traumi chiusi a carico del ginocchio siano un fattore predisponente nelle forme acquisite o traumatiche, ma ciò spiegherebbe solo una piccola parte di casi; la restante casistica sembrerebbe a eziologia genetica, e sarebbe dovuta probabilmente a una lassità dei legamenti che tengono in sede la rotula; ciò progressivamente farebbe sì che le cartilagini articolari vadano a degenerare.

In un cane con la rotula lussata si riscontra uno spostamento di questo ossicino dalla troclea femorale, con completa perdita del rapporto tra le superfici articolari di femore e rotula.

Per far sì che la patella torni alla posizione d’origine, è necessario che il muscolo quadricipite dell’arto posteriore non sia più in tensione, come quando il cane è in movimento, ma vada a rilassarsi: da qui nasce la tendenza dell’animale a tenere sollevata la zampetta affetta.

Come si diagnostica la displasia della rotula?

La sintomatologia associata alla displasia della rotula potrà aiutarci nella diagnosi, ma dobbiamo tenere a mente che varierà in base alla gravità della condizione.

È possibile individuare quattro fasi della displasia della patella.

La fase 1 si caratterizza per la possibilità di dislocare la rotula con una manovra manuale, la cui interruzione farà ritornare repentinamente l’osso al suo posto.

Nella fase 2 la dislocazione potrà essere manuale o avvenire in maniera spontanea con la deambulazione, ma in entrambi i casi la patella non tornerà alla posizione originaria a meno che non si vada a estendere l’arto.

Nella fase 3 la lussazione persiste per gran parte del tempo ed è necessaria una manovra manuale di estensione delle ginocchia per ricollocare la rotula in sede, ma solo temporaneamente.

Nella fase 4, quella più grave, la dislocazione è ormai persistente e non è possibile attuare alcuna manovra per ricollocare la patella a livello della troclea del femore.

La lussazione della rotula, se sintomatica, solitamente compare verso il quarto mese di vita del barboncino nano o toy, manifestandosi agli arti posteriori e palesandosi come una difficoltà del cane nel camminare e nel correre.

L’animale avrà un’andatura non regolare, con tendenza a saltellare e/o a zoppicare e potrebbe avvertire un dolore di solito abbastanza lieve, ma talvolta più intenso, che tende a localizzarsi a livello del ginocchio.

Se dovessimo notare questi segni nel nostro cucciolo, non ci resta che rivolgerci al veterinario di fiducia, in quanto solo lo specialista potrà porre con certezza la diagnosi di lussazione della rotula.

Può esser necessario sottoporre il cane a un esame obiettivo degli arti posteriori, a una radiografia e a un prelievo con analisi del liquido sinoviale dell’articolazione patello-femorale-tibiale, mediante artrocentesi.

Qual è il trattamento più indicato per la displasia della rotula?

In caso di displasia della rotula la scelta del trattamento più opportuno dipenderà dalla fase in cui la patologia si trova.

In tutte le fasi, tranne la fase 1, sarà opportuno intervenire chirurgicamente il prima possibile nel caso in cui l’animale mostrasse delle chiare problematiche nella deambulazione.

Un intervento tempestivo di rotulopessi sarà fondamentale per la prevenzione dello sviluppo di alterazioni permanenti a carico della muscolatura e dello scheletro.

Quando, invece, ci troviamo dinanzi a un caso lieve, solitamente non è necessario operare, soprattutto se questa condizione non pregiudica in alcun modo l’esistenza quotidiana del cane.

Per ridurre l’impatto che la displasia della rotula ha sulla vita di un animale affetto, è possibile adoperare alcuni accorgimenti, come delle apposite rampe per cani per facilitarne i movimenti, che vanno a ridurre lo stress sull’articolazione.

Dobbiamo tener presente, però, che il trattamento chirurgico non è sempre risolutivo, dato che il tasso di recidiva post-operazione è comunque molto alto.

Per questo motivo, poiché la displasia della rotula è una patologia in molti casi ereditaria, è essenziale rivolgersi a un allevamento di barboncini professionale serio, che ponga particolare attenzione alla selezione, cioè a non allevare e far accoppiare esemplari affetti da questa condizione, e che segua un adeguato protocollo per accertare che i cuccioli di barboncino siano esenti dalle principali patologie di cui potrebbero soffrire.

Erbe naturali che possono migliorare la salute del nostro Barboncino

In natura ci sono numerosissime erbe, alcune delle quali sono impiegate da molto tempo dall’uomo come erbe medicinali: il loro utilizzo, che è stato in alcuni casi validato da studi di rilievo internazionale, ha origini molto antiche.

Le proprietà curative di migliaia di erbe, infatti, sono note sin dall’antichità: basti pensare che molte civiltà del passato riconoscevano ad alcune erbe un valore altissimo, anche superiore a quello dell’oro.

La motivazione alla base di ciò è da ricercarsi nei notevoli benefici che queste possono apportare, essendo in grado di migliorare sostanzialmente la salute psico-fisico dell’essere umano e, sorprendentemente, anche del suo più fidato amico, il cane.

Quali benefici apportano le erbe al cane?

Tutte quelle erbe che fanno bene all’uomo, nella maggior parte dei casi risultano molto vantaggiose anche per il cane, che dal loro utilizzo può trarre diversi benefici.

Le erbe, infatti, oltre a essere molto nutrienti, grazie alla componente proteica, vitaminica e minerale essenziale che apportano, possono esaltare il sapore dei cibi, stimolando l’appetito dei nostri amici a quattro zampe, e in alcuni casi, come abbiamo accennato prima, hanno proprietà curative, che migliorano sostanzialmente il funzionamento di diversi organi e apparati.

Molti esperti di fitoterapia veterinaria (disciplina che ricorre all’impiego di piante medicinali e preparazioni naturali per la prevenzione e per il trattamento di diverse affezioni e patologie degli animali) promuovono un approccio olistico e integrativo, che prevede tra le altre cose l’utilizzo di un’integrazione naturale a base di erbe, ritenendola essenziale nel salvaguardare e nel potenziare la salute di cani e gatti.

Le erbe naturali possono far male al nostro cane?

Come è possibile intuire, ci sono erbe che indubbiamente fanno bene al cane, erbe che sono innocue ed erbe che potenzialmente potrebbero risultare dannose per il suo organismo.

La maggior parte di esse può essere tranquillamente somministrata ai cani, ma è fondamentale chiedere il parere e il supporto del proprio specialista di fiducia, che selezionerà l’integrazione migliore per il nostro amico a quattro zampe, indicandoci il corretto dosaggio, gli eventuali effetti collaterali e le interazioni con un’ipotetica terapia farmacologica in atto, soprattutto se il cane è affetto da una patologia in fase terminale.

Molti veterinari ed esperti di nutrizione animale vedono di buon occhio l’utilizzo di un’integrazione naturale a base di erbe, prediligendo quelle che possono apportare in contemporanea più vantaggi agli animali che le assumono.

Gli aspetti che vengono maggiormente presi in considerazione riguardano gli organi bersaglio, la semplicità di utilizzo e i benefici che tali sostanze naturali apportano, che devono essere tangibili, partendo dal presupposto che il cane al contempo segua una corretta e sana alimentazione e pratichi regolarmente attività fisica.

Quali sono le erbe che possono far bene al nostro cane?

I nostri amici a quattro zampe, ahimè, non godono di una vita molto lunga, che può ulteriormente accorciarsi se la loro salute non viene salvaguardata in maniera adeguata.

Molto spesso alcuni proprietari non si preoccupano della qualità del cibo che il loro cane mangia, non badano alla presenza di segni di malessere fisico e/o psichico dell’animale e ignorano del tutto l’importanza dell’integrazione naturale anche nel rallentarne l’invecchiamento.

Andiamo a vedere quali sono le erbe che il nostro cane dovrebbe assumere e quali sono i miglioramenti che possono apportare alla sua esistenza.

Aloe vera

L’aloe è una pianta ampiamente conosciuta e impiegata dall’uomo per le sue proprietà lenitive, antinfiammatorie e cicatrizzanti.

È molto utile, infatti, in caso di cute irritata o ustionata e per favorire la guarigione di una ferita.

Risulta, inoltre, un ottimo antibatterico e antimicotico naturale, attivo verso diversi batteri e miceti che colonizzano la cute.

Anche l’animale trae beneficio dall’applicazione a livello esterno dell’aloe sotto forma di estratti o gel presenti in commercio, mentre le foglie intere non dovrebbero essere lasciate a disposizione del cane perché, se ingerite, risultano lassative.

Curcuma

Questa spezia, molto utilizzata anche in cucina, contrasta naturalmente l’infiammazione e ha importanti proprietà antibatteriche.

È molto utile per i cani che soffrono di disturbi epatici o a carico del sistema gastrointestinale.

Può essere facilmente addizionata ai pasti, che contribuisce a insaporire, risultando sicura e ben tollerata alla luce degli studi più recenti.

Tarassaco

Il cane può tranquillamente assumere il tarassaco, in quanto sia le foglie che i fiori di questa pianta sono ben digeriti dall’animale oltre che salutari, se non si eccede nelle quantità.

I benefici che apporta sono principalmente dovuti alla ricchezza di fibre, all’azione depurativa che esplica a livello epatico e alla capacità di ridurre la calcolosi e le infezioni del tratto urinario.

È molto vantaggioso somministrare il tarassaco soprattutto ai cani di età avanzata, data l’essenziale componente vitaminica che contiene.

Echinacea

L’echinacea è molto efficace nel favorire il corretto funzionamento del sistema immunitario del cane, che risulta indispensabile per scongiurare il rischio d’infezioni.

Ha, inoltre, delle note proprietà antinfiammatorie, decisamente utili nel caso in cui l’animale soffra di patologie reumatiche.

Zenzero

Lo zenzero ha molti e importanti utilizzi nei cani, in quanto favorisce la digestione quando è addizionato ai pasti, riduce il gonfiore addominale dovuto all’accumulo di gas, che è comune negli esemplari anziani e, soprattutto, aiuta a combattere il cosiddetto “mal d’auto”, grazie alla sua capacità di calmare naturalmente la nausea.

Corteccia di olmo rosso

La corteccia di olmo rosso è indicata per far fronte a molte problematiche del sistema gastro-intestinale, come la diarrea e i disturbi dello stomaco, andando a ridurre l’infiammazione e a combattere le infezioni che possono causarle.

È consigliata anche per la sua azione lenitiva, che si esplica a livello delle lesioni cutanee e della gola, dove agisce riducendo il bruciore e la tosse.

Calendula

Le proprietà lenitive sono caratteristiche anche della calendula, che sotto forma di pomata può essere applicata in corrispondenza di aree di cute lesa, dove va a ridurre l’infiammazione, stimola la rigenerazione della pelle e svolge un’importante azione antimicotica e antibatterica.

Ortica

L’ortica è un’erba ricchissima di minerali e vitamine, che ha anche proprietà diuretiche e antidiabetiche, oltre a stimolare l’emostasi e a ridurre localmente l’infiammazione, se usata in quantità opportune.

Radice di liquirizia

Ha un noto effetto antinfiammatorio, dovuto alla presenza al suo interno di glicirrizzina, che è il principio attivo della liquirizia, particolarmente indicato nel calmare il dolore articolare e le affezioni cutanee.

Molti veterinari ritengono che il consumo della radice e delle foglie della liquirizia possa essere ben tollerato dal cane, oltre che benefico, soprattutto se ci si attiene a una dose non eccessiva.

Cardo mariano

È una delle erbe maggiormente consigliate per i cani anziani, in quanto svolge un’azione antiossidante e anti-invecchiamento, oltre a favorire la depurazione epatica in modo naturale.

Il fegato, infatti, è l’organo deputato al metabolismo dei farmaci assunti, che va sotto sforzo in seguito a terapie protratte.

Secondo alcuni studi il cardo mariano aiuterebbe proprio l’organismo a smaltire i medicinali in eccesso, facendo anche in modo che il fegato eventualmente danneggiato possa rigenerarsi, e sarebbe in grado anche di contrastare l’insorgenza di diversi tumori.

Perché l’alito del tuo Barboncino ha un cattivo odore?

Partendo dal presupposto che l’alito di un cane ha un odore caratteristico, che di certo non possiamo definire piacevole, in alcuni casi questo può sembrare insopportabile per il padrone.

Molti proprietari paragonano l’odore dell’alito dei propri cani a quello del pesce marcio e, come possiamo intuire, ciò non può essere ritenuto normale.

Questa problematica di natura medica prende il nome di alitosi canina ed è molto più diffusa di quanto si possa pensare, dato che viene spesso trascurata e va ad aggravarsi sempre di più con l’avanzare dell’età.

Spesso l’alito cattivo nel cane, in genere, può essere causato dalla cattiva alimentazione a base di cibo industriale, pieno di additivi, grassi e insaporitori.

Quali sono le principali cause dell’alitosi canina?

Nessuna razza di cani è esente dall’alitosi, le cui cause sono varie e molto diverse tra loro.

Tra le principali motivazioni c’è il fatto che molti animali non seguono una dieta corretta, in quanto assumono alimenti qualitativamente scadenti (come le famigerate crocchette estruse) o mangiano cibi dalla nostra tavola, non solo non adatti alle loro esigenze, ma anche potenzialmente dannosi.

A ciò si aggiungono tutta una serie di patologie, che possono riflettersi sulla salute orale del cane, come le infezioni a carico della bocca, della dentatura, delle gengive, della parte superiore del sistema respiratorio o le alterazioni endocrino-metaboliche, come il diabete scompensato, che conferisce all’alito un caratteristico odore di acetone.

Un ultimo fattore, ma non per importanza, è dato dalla poca cura che alcuni proprietari dedicano all’igiene orale dei propri cani, che non dovrebbe esaurirsi nel fargli masticare i diffusissimi bastoncini per l’alito, che fanno loro più male che bene, ma dovrebbe prevedere un piano da concordare con il proprio veterinario di fiducia.

Quel che deve essere chiaro è che l’alitosi non è altro che un campanello d’allarme che ci deve far sospettare di una problematica, in alcuni casi anche importante, che affligge il nostro cane.

Per questo motivo non dobbiamo normalizzare questa condizione, ma cercare di risalire alle cause del cattivo odore, che potrebbe rendere molto meno piacevoli le coccole ricevute dal nostro amico a quattro zampe.

Andiamo a vedere più dettagliatamente i principali motivi per cui l’alito del cane può essere maleodorante.

Infezioni del cavo orale

Il cavo orale del cane, come quello dell’uomo, è popolato da una flora microbica commensale che solitamente non crea problemi, ma può causare infezioni se ci sono delle lesioni o se l’animale ha subito dei traumi a carico della mucosa orale.

Il cane, ad esempio, può lesionarsi la bocca masticando o ingerendo delle piccole ossicine, dei rami appuntiti o qualsiasi oggetto tagliente, ma può anche ferirsi se si scontra con altri cani, che possono morderlo.

Tutte le soluzioni di continuo della mucosa della bocca sono dei punti d’ingresso per i microrganismi, che possono invadere gli strati sottostanti e dare vita a un processo infettivo, responsabile di difficoltà masticatorie e di alitosi.

Parodontite

La parodontite è una patologia progressiva e irreversibile, dovuta molto spesso al fatto che l’igiene orale del cane è stata troppo a lungo trascurata.

Residui di cibo e batteri, non rimossi mediante lo spazzolino, vanno ad accumularsi lungo il bordo delle gengive, andando a costituire la cosiddetta placca.

Con il tempo, se non si procede all’eliminazione della placca, questa va a cementarsi insieme ai Sali minerali contenuti nella saliva, portando alla formazione del tartaro, la cui rimozione dai denti diventa molto più complessa.

Si ha, quindi, inizialmente una gengivite, in quanto la gengiva è infiammata a causa di questi accumuli di tartaro, che hanno un’azione irritante e provocano fastidio e rossore.

La formazione del tartaro è tra le principali cause di alitosi nel cane e, man mano che aumenta la deposizione di tale sostanza, le gengive risulteranno sempre più separate dai denti.

Si creeranno delle vere e proprie tasche, in cui i batteri potranno liberamente proliferare, poiché queste non saranno più pulibili con la semplice spazzolatura.

Il cane, dunque, sarà affetto da parodontite, patologia decisamente dolorosa, che gli causerà la caduta dei denti, lo sviluppo di ascessi dentari e d’infezioni, nonché una progressiva erosione della sottostante ossatura.

Questa condizione tenderà ad aggravarsi sempre di più nel cane anziano, la cui qualità di vita risulterà notevolmente peggiorata.

È fondamentale, quindi, pulire accuratamente la dentatura dei nostri cani, prima che non sia più possibile intervenire, ricorrendo anche all’aiuto di un veterinario, che programmerà per loro delle sedute periodiche d’igiene dentale.

Ascesso dentale

Se sotto la radice del dente del nostro cane si va a formare un ascesso, cioè un accumulo di pus, è molto probabile che il suo alito sarà maleodorante.

Non tutti gli ascessi riescono a essere visibili dall’interno della bocca, cioè vanno a drenare spontaneamente il loro contenuto.

In molti casi la presenza di un ascesso può passare inosservata a un occhio poco esperto, manifestandosi solo con un leggero gonfiore a livello della guancia. Per trattare l’ascesso dentale occorre estrarre il dente interessato o effettuare una accurata pulizia dei canali radicolari, il cosiddetto “trattamento canalare”.

A ciò solitamente si aggiunge una cura antibiotica e antidolorifica, che lo specialista valuterà a seconda del caso di specie. Anche in questo caso un controllo periodico dello stato della bocca del nostro cane, con annesse sedute d’igiene, farà la differenza ed eviterà che possano svilupparsi delle problematiche di gravità maggiore.

Ulcere della bocca

Le cause di ulcerazioni della mucosa orale sono di varia natura, in quanto queste possono essere infettive, conseguenti all’assunzione di una terapia farmacologica o provocate dal contatto diretto con alcuni prodotti che hanno azione caustica, presenti in casa o all’esterno.

La maggior parte dei detersivi e detergenti che usiamo per l’igiene domestica, come la candeggina o le pastiglie per la lavastoviglie, possono essere inavvertitamente ingeriti dal cane o usati come giochi, andando a lesionare la mucosa della bocca.

Le lesioni che si formano possono guarire con difficoltà, possono infettarsi e provocare alitosi.

Tumori del cavo orale

Si tratta di tutta una serie di patologie tumorali che possono interessare diverse parti della bocca, causando lesioni che possono infettarsi e generare il caratteristico odore di pesce marcio, soprattutto se alcune aree della neoplasia vanno incontro a ulcerazione e necrosi.

Nel cane una delle forme più diffuse è l’epulide, un tumore gengivale benigno dall’aspetto tondeggiante e liscio, che colpisce esemplari di ogni età, ma soprattutto di età media.

In alcuni casi può degenerare in osteosarcoma, un tumore maligno che riduce notevolmente le possibilità di sopravvivenza del cane.

Questo dovrebbe farci riflettere sull’importanza di non sottovalutare alcun segnale di allarme nell’animale, dato che anche una semplice alitosi può celare un qualcosa di molto più serio.

Anche altre patologie tumorali possono provocare alito maleodorante, come tumori della gola, nasali o polmonari.

Sostanze ingerite

A volte il cattivo odore che il padrone avverte può derivare dal fatto che il cane ha ingurgitato qualcosa che non è riuscito a deglutire e che, quindi, si è incastrato nella sua bocca, generando con il tempo alitosi.

I responsabili di ciò possono essere diversi alimenti, come il pesce stesso, ma non solo.

Molti cani mettono in bocca tutto quello che trovano, come peli, capelli, legnetti e ossa, i cui residui possono non essere eliminati del tutto e possono favorire la crescita batterica alla base dell’alitosi.

Questi piccoli inconvenienti possono capitare a tutti i cani, anche a quelli che sono supervisionati con attenzione dai loro padroni.

Nel caso di un controllo minore, ci sono cani che arrivano anche a nutrirsi di escrementi, spazzatura, carcasse, alimenti avariati e di tutto ciò che possono trovare a terra.

Per questo è molto importante prestare attenzione ai nostri amici a quattro zampe, soprattutto quando li portiamo a passeggiare o quando sono liberi di giocare all’aperto.

Cause di alitosi non originate dal cavo orale

Non sempre l’alito cattivo deriva da problematiche orali, come abbiamo accennato prima.

Ci sono cani con alitosi che soffrono di disturbi digestivi, come malattia da reflusso gastroesofageo, vomito frequente, dispepsia, ulcere peptiche a livello dell’esofago o dello stomaco, gastriti e gastroenteriti.

Tutte queste condizioni possono accompagnarsi alla presenza di alitosi. Se, poi, il cane ha un’infezione respiratoria, allo stesso modo può emettere un alito cattivo se respira o tossisce.

La malattia diabetica, in particolare se il cane è in uno stato di chetoacidosi, può causare l’emissione del cosiddetto alito acetonemico, che ha un odore dolciastro particolare.

Anche un malfunzionamento dei reni o del fegato può conferire all’alito degli odori anomali: nel primo caso avrà un odore simile all’urina o all’ammoniaca, nel secondo sarà dolciastro e ricorderà la muffa, a causa dell’aumento nel sangue del solfuro di dimetile. In entrambi i casi non si dovrà esitare nel portare il cane dal veterinario, perché la sua sopravvivenza potrebbe essere a rischio.

Talvolta l’olezzo sgradevole non è da attribuirsi all’alito, ma potrebbe derivare da un non corretto svuotamento, da un’infezione o da un tumore delle ghiandole perianali, che si trovano ai lati dell’ano e che possono creare molta confusione nel padrone, che avverte odori strani.

Questo accade soprattutto se siamo in presenza di un animale suscettibile, come un cane obeso, che soffre di allergie, di disordini tiroidei o d’infezioni cutanee.

Come possiamo combattere l’alitosi nel cane?

Il primo passo per trovare un rimedio all’alitosi canina è provare a individuare cosa la determina.

Possiamo osservare il nostro amico a quattro zampe, cercando di capire se mostra segni di malessere, se vi sono stati dei cambiamenti nella sua dieta, se la sua bocca presenta delle anomalie, come lesioni, ulcere, gengive arrossate, tartaro, residui incastrati, e così via.

Nella maggior parte dei casi, però, non sarà un’ispezione del cavo orale “fai da te” a fornirci la risposta definitiva, ma sarà indispensabile contattare il nostro specialista di fiducia, che valuterà nel dettaglio la situazione, individuando eventuali problematiche sottese a noi sconosciute e fornendo al nostro cane tutte le cure di cui necessita.

Le otiti infettive del cane: prodotti naturali per combatterle

Ci sorprenderà scoprire che le patologie infettive dell’orecchio sono ampiamente diffuse tra i cani, anche nel Barboncino e non sono molto dissimili da quelle che interessano i bambini.

Le cause alla base dello sviluppo delle otiti, ossia le infiammazioni acute o croniche dell’orecchio, sono da ricercarsi principalmente nelle infezioni batteriche, virali o fungine, in particolare ad opera di lieviti come la Malassezia, che si ritrova comunemente sulla cute del cane e del gatto.

In altri casi possono provocare un’otite anche delle alterazioni ormonali o del sistema immunitario, alcune patologie di natura allergica o il cosiddetto “Otodectes cynotis”, ossia l’acaro dell’orecchio del cane.

Le infezioni che colpiscono l’orecchio del cane molto spesso tendono a cronicizzare e a riacutizzarsi periodicamente, soprattutto se non sono state eradicate in maniera adeguata.

Per questo motivo si tratta di affezioni che non vanno trascurate, in quanto possono peggiorare notevolmente la qualità di vita del nostro amico a quattro zampe.

Andiamo a vedere nel dettaglio come possiamo riconoscerle e quali sono i rimedi naturali che potrebbero venirci in aiuto, sia nel prevenirle che nel curarle.

Come riconoscere un’infezione dell’orecchio

Come accade nell’uomo, anche nel cane le otiti possono presentarsi con una sintomatologia variabile, che dobbiamo osservare con attenzione, soprattutto tenendo conto che i nostri amici pelosi non possono dirci cosa sentono.

Uno dei sintomi principali, che è quasi sempre presente in tutti i tipi di otite canina, è il prurito, che induce il cane a grattarsi con insistenza, causando irritazione auricolare e arrossamento, spesso visibili ad occhio nudo a livello dell’orecchio esterno.

Nei casi più gravi ci può essere anche una riduzione/perdita dell’udito, un senso intenso di nausea, che può portare il cane a vomitare, e difficoltà motorie.

L’animale molto spesso avverte anche una forte sensazione di calore o di bruciore in corrispondenza della zona infiammata, che può spingerlo a scuotere il capo o a piegarlo lateralmente.

Nella maggior parte dei casi per diagnosticare un’infezione auricolare sarà necessario che il veterinario effettui un’ispezione del condotto uditivo mediante otoscopia, che permetterà di rilevare l’eventuale presenza di un tappo di cerume, di un corpo estraneo, di una parassitosi, di rossore, di essudazione e così via.

Noi, invece, che non possiamo guardare bene l’interno dell’orecchio dell’animale, possiamo sospettare un’otite basandoci sull’osservazione di questi sintomi e, in casi più gravi, rilevando un cattivo odore.

Anche se un’otite mal curata solo raramente può causare la morte del cane, le conseguenze di questa patologia infiammatoria non trattata non sono da poco, in quanto il nostro amico a quattro zampe potrebbe anche andare incontro ad una sordità completa e permanente.

Quali sono i rimedi naturali per la Malassezia

Non di rado un cane affetto da otite, quando è affidato ad un veterinario dalla dubbia competenza, si trova ad affrontare prolungate cure farmacologiche a base di farmaci cortisonici, antibiotici o antifungini.

Queste mettono a dura prova il sistema immunitario dell’animale ed in molti casi risultano parzialmente o del tutto inefficaci, portando ad una cronicizzazione dell’infezione dell’orecchio.

Alcuni sedicenti professionisti, poi, si arrogano anche il diritto di prescrivere a cani che seguono un’alimentazione naturale (che non mangiano le comuni crocchette in commercio) quei famigerati croccantini curativi proposti da alcune discutibili aziende, che sono spacciati come alimenti terapeutici, ma di terapeutico hanno ben poco, dato che spesso arrecano danni maggiori.

Nei cani che seguono un’alimentazione naturale, diversi studi hanno evidenziato l’efficacia di alcuni rimedi naturali nel prevenire la comparsa di molte affezioni dell’orecchio e nel favorirne la guarigione.

Tra i principali prodotti utilizzati troviamo l’argento colloidale, l’olio di cocco, il CBD e l’aceto di mele biologico.

L’utilizzo dell’olio di cocco per prevenire e trattare le otiti micotiche è un’opzione davvero valida, in quanto questo prodotto ha un’ottima azione fungicida, ma anche antivirale e antibatterica.

Può essere adoperato anche in combinazione con il CBD, che ha proprietà antinfiammatorie. In commercio esistono dei preparati a base di olio di cocco e di CBD che, assunti per via orale, si rivelano molto efficaci nel trattare alcune otiti infettive del cane.

L’argento colloidale a concentrazione 20 ppm ha sia un’azione battericida che fungicida e, quindi, può essere utile per la prevenzione e per la cura delle otiti batteriche e micotiche, come quelle tanto temute da Malassezia.

La validità di questa soluzione, contenente piccolissime particelle di argento, è da attribuirsi alla sua capacità di ostacolare il consumo di ossigeno da parte dei microrganismi aerobi, come alcuni batteri e funghi, facendo sì che il sistema immunitario dell’animale faccia poi il resto.

L’utilizzo dell’argento colloidale è molto versatile, dato che può essere impiegato in gocce da somministrare nell’orecchio, che poi va leggermente massaggiato dall’esterno per favorirne la diffusione più in profondità, ma può anche essere assunto oralmente.

Bisogna prestare attenzione quando vi è un’infiammazione dell’orecchio in atto: in questo caso può essere utile riscaldare leggermente il prodotto, immergendo la confezione in acqua calda.

Non è consigliabile, invece, diluirlo con acqua, poiché ciò potrebbe ridurne sostanzialmente l’efficacia, così come adoperarlo in concomitanza di un trattamento antibiotico auricolare, la cui buona riuscita potrebbe essere inficiata.

L’argento colloidale, quindi, va utilizzato da solo. Trattandosi di un prodotto economico, che non necessita di prescrizione veterinaria e che ha scarsi o nulli effetti collaterali, può essere un’ottima opzione soprattutto nei casi meno gravi e che rispondono bene al suo uso.

L’aceto di mele di origine biologica, infine, ha anch’esso un’ottima versatilità, perché è in grado di agire su miceti, virus e batteri.

Il suo modo di impiego è duplice, come per il precedente prodotto: può essere somministrato per os, diluendone una piccola quantità in acqua, oppure lo si può mescolare in parti uguali con acqua purificata, distillata o filtrata (per scongiurare la contaminazione batterica), ottenendo una miscela liquida con cui riempire uno spruzzino o bagnare dell’ovatta per tamponare delicatamente le orecchie del cane, una o due volte al giorno, fino alla scomparsa dei sintomi.

Questa soluzione si rivela molto efficace nel pulire le orecchie, nel riequilibrare il pH localmente, nel ridurre il prurito e/o la desquamazione cutanea e nel limitare la crescita dei lieviti e dei microrganismi batterici.

Bisogna, però, osservare alcuni accorgimenti: dobbiamo evitare di instillare la miscela di aceto e acqua direttamente nell’orecchio, con una siringa ad esempio, perché se ci fossero delle lesioni timpaniche (provocate dall’otite) ci potrebbero essere delle gravi conseguenze, e non dobbiamo applicarla su cute lesa, in quanto arrecherebbe dolore all’animale e potrebbe risultare irritante.

La prevenzione delle otiti del cane

Una delle difficoltà maggiori che si riscontra nel trattare le otiti canine è la varietà di cause che le provocano, alcune delle quali sono impensabili per chi non è esperto.

Non di rado, infatti, un’otite può scaturire o essere aggravata da una cattiva alimentazione a base di crocchette industriali, che favorisce la comparsa di patologie allergiche e di tutta una serie di disordini intestinali, le cui ripercussioni sono varie e si manifestano a più livelli.

Contribuiscono allo sviluppo di infezioni otologiche anche l’abuso di antibiotici, le vaccinazioni non necessarie e tutti i fattori stressogeni che minano il benessere psico-fisico dell’organismo dell’animale.

Prestando attenzione a tutti questi fattori di rischio e dedicando il tempo necessario alla regolare pulizia delle orecchie del cane, che deve essere accurata e ben eseguita, possiamo notevolmente ridurre le possibilità che il nostro amico a quattro zampe si ammali di otite.